Newport e la rivoluzione della chitarra elettrica

Stefano Laffi

Primi anni Sessanta, Newport, Rhode Island. Pete Seeger, musicista amico di Woody Guthrie e Bob Dylan, ambientalista e dichiaratamente comunista - finì sotto processo per questo - decide con altri di creare il Newport Folk Festival. Per tre anni si celebra lì un vero inno alla libertà e all’uguaglianza, inimmaginabile nell’America di oggi. Lo sappiamo da un film, che intreccia le testimonianze dei protagonisti con la pellicola girata allora e mai utilizzata, Newport and the Great Folk Dream, presentato all’82a Mostra del Cinema di Venezia e diretto da Robert Gordon. Il folk è difficilmente apprezzabile in Italia, ma in America è stata la musica delle radici popolari, delle ninne nanne, del lavoro nei campi, cantata quasi sempre con chitarra e banjo, davanti al fuoco. 

Quindi siamo a Newport, il festival dura diversi giorni, ospita fino a 200 artisti, tutti pagati per decisione di Seeger 50 dollari (meno di 500 euro di oggi) e vede sul palco sfilare il mondo: uno dei protagonisti commenta nel film che gli sembrava di essere nelle pagine del National Geographic. Si esibiscono sul palco bianchi e neri, giovani e vecchi, americani e africani, cantanti in ogni tipo di lingua, che suonano ogni cosa, spesso oggetti. E, certamente, i prìncipi di quel genere, come Johnny Cash, Bob Dylan, Joan Baez. Ma le immagini più belle sono quelle del pubblico, ragazzi accampati ovunque, e l’ospitalità diffusa, cioè le case di Newport aperte ad artisti e giovani per tutta la notte, a suonare, cantare, stare insieme. Qui tira aria di pacifismo, di ambientalismo, di protesta contro la guerra in Vietnam, di difesa dei diritti civili.

Poi arriva la chitarra elettrica. Newport, che si ergeva a difesa del vero folk, vede il mostro. Perché i suoi strumenti acustici erano perfetti per accompagnare la voce e sentire le parole, per i canti comunitari attorno al fuoco. La chitarra elettrica, invece, sovrasta la voce, i fili sul palco irritano gli organizzatori. E poi si insinua il tarlo delle classifiche e del successo commerciale, Dylan diventa il più ascoltato negli States, in Europa spopolano i Beatles, distanti anni luce dal folk. Ma le cose cambiano, è inevitabile e nel linguaggio del folk sarà Dylan ad annunciarlo a quel pubblico, l’unico da cui avrebbero accettato quel messaggio. 

 

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