
Sul web ognuno può scrivere quello che vuole. Il che non sarebbe neanche male, se ci fosse un minimo di autocoscienza: perché mai il mondo dovrebbe essere interessato a ciò che mi passa per la mente, se fino a qualche ora fa ero un perfetto sconosciuto?
Saltata l’intermediazione dei giornalisti si arriva alla faciloneria e, di lì, al trionfo della puttanata: la Terra è piatta, sulla Luna non ci siamo mai arrivati, lʼ11 settembre è solo un complotto, il covid è servito a inocularci un chip per meglio controllarci, e John Lennon, Jim Morrison ed Elvis Presley sono sempre vivi e vegeti ma non si sa dove né perché.
Oggi tutto vale, quindi niente vale. È finita un’era, d’accordo, ma per andare dove?
I politici parlano come se fossero sui social, e in Parlamento s’informano se c’è la diretta per mettersi in mostra. Noi, da ragazzini di strada, ci accontentavamo di una divertente regola, ben sapendo che era falsa rispetto al gioco: tre corner un rigore. Loro, oggi: tre cazzate un follower o un elettore, e ci credono anche, col mento prominente per pensarsi autorevoli. E la Fieg, la Federazione degli editori dei giornali, scopre solo ora l’America: nella manovra finanziaria, infatti, non c’è un centesimo per sostenere l’editoria. Oibò, ma come mai? È pura coerenza, cari editori: perché mai i giornali dovrebbero ricevere dei soldi da questo Governo, quando la sua presidente del Consiglio si vanta pubblicamente di mal sopportare giornali, giornalisti, domande e inchieste?
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