Dal movimento hippie al bioregionalismo

Dianella Bardelli

Le donne underground di oggi non sono quelle che manifestano per l'ambiente e i diritti. Non sono le ragazze di Fridays for future. Una donna underground vive quello in cui crede, quindi vive totalmente fuori dal mercato, comunque lo si intenda. Storicamente per underground si intende chi vive completamente fuori dal sistema vigente, ma non pretende che tutti lo facciano. 
Per questo mi domando se esistano oggi donne underground. 
Perché questa parola oggi è spesso associata a una qualche moda, vestiti, scarpe, musica, mentre storicamente è sempre stato il contrario. Se si è underground non si compra nulla, tutto è raccolto e distribuito gratuitamente. Per questo credo sia una parola nel suo significato originario del tutto superata.
Quando la cultura underground si è sviluppata negli anni Sessanta esisteva il puritanesimo dei costumi ma non il politicamente corretto dei giorni nostri.
Ben più invasivo quest’ultimo perché è partito dalle donne e si rivolge alla parte più acculturata della popolazione, a quelli che leggono e scrivono. 
Decenni fa si scriveva più liberamente anche di argomenti cosiddetti scabrosi. Basti pensare alla poetessa Lenore Kandel che, in un testo intitolato La poesia non è mai compromesso, scrisse: «La poesia non è mai compromesso. È la manifestazione/traduzione di una visione, un’illuminazione, un’esperienza. Se scendi a compromessi diventi un profeta cieco. […] Due mie poesie, pubblicate in un piccolo libro, trattano d’amore fisico e dell’invocazione, riconoscimento e accettazione della divinità nell’uomo attraverso il medium dell’amore fisico. In altre parole, è un piacere. Un piacere così grande che ti rende capace di uscire dal tuo io privato e di partecipare della grazia dell’universo. Questa semplice e piuttosto ovvia formulazione, espansa ed esemplificata poeticamente, ha sollevato un furore difficile a credersi. Gran parte di tale furore era dovuto all’uso poetico di certe parole di quattro lettere d’origine anglosassone non sostituite cioè da più tenui eufemismi. […] Gli eufemismi scelti per paura sono un patto con l’ipocrisia e nell’immediato distruggeranno la poesia e alla fine distruggeranno il poeta. Questa forma di censura, mentale, morale, emotiva o fisica che sia, proveniente sia dall’interno che dall’esterno, è una barriera contro l’autoconsapevolezza».

Il modello dei nativi americani
Quella generazione che negli anni Sessanta si ribellò al puritanesimo imperante, soprattutto negli Stati Uniti, rispetto ai ragazzi di oggi non andrebbe presa a modello così com’era, ma come ispirazione per la creazione di nuove strutture sociali. 
Ma i ragazzi lo vogliono? So di giovani che sono interessati al mondo hippie di cinquant'anni fa. Alcuni addirittura invidiano chi ha vissuto quell’epoca. Il punto centrale dei figli dei fiori era che loro non volevano cambiare il mondo, ma piuttosto se stessi. Si davano delle strutture, le “comuni”. Molti crearono una nuova cultura nel campo letterario, artistico, musicale. Crearono cose bellissime, così belle che il mercato se ne appropriò e creò mode in vigore ancora oggi. Allora già nel 1968 il movimento hippie si sciolse e ognuno prese strade diverse.
È chiaro che il momento storico di allora favorì la nascita di una cultura e di modi di vivere completamente nuovi che non sono riproducibili oggi. 
Ad esempio i rapporti tra uomo e donna erano improntati al modello dei nativi americani. Cioè alla separazione di compiti all'interno del nucleo familiare. Ci sarà chi è ancora legato a quel modello anche se l’epoca hippie è oggi del tutto superata. Però non lo è il movimento che si creò allo scioglimento delle comuni: il bioregionalismo. Questo movimento invita a un ritorno ai luoghi originari e a una vita frugale in cui si compra il meno possibile e si produce tutto in casa.
In molti casi furono e sono ancora oggi le donne a farsene carico. È il caso di Etan Addey, inglese fondatrice del movimento bioregionale italiano: ha lasciato un lavoro ben retribuito per trasferirsi con il marito in un podere in Umbria dove vive coltivando e allevando animali. Fa una vita frugale e le sembra di vivere nel modo migliore possibile.

 

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