Morgan, la triste parabola di un genio

Leo Di Palma

La vicenda del licenziamento di Morgan da X-Factor che sta interessando tutti i media sta diventando il simbolo di un’arte che non esiste più. O meglio: oggi la maggior parte degli artisti sono con parte ma senza arte. Esattamente quello che rappresenta Morgan. Potrà anche essere un validissimo musicista, polistrumentista, genio della musica ma cosa arriva a noi ascoltatori? Il nulla. Non ci arriva una nota, non ricordiamo, e non per ignoranza, una sua canzone che non sia una cover di Battiato o di De André o di Tenco. Del suo talento, che indubbiamente possiede, manca il genio. E del genio manca completamente il talento.

La scusa di non essere commerciali non regge più: oggi ti devi adattare a un nuovo format discografico che ti costringe a commercializzarti per uscire. Certo Morgan lo sa bene, lui tra i presentatori di tanto diversi ‘X-Factor’, ha orecchio senza dubbio ma di lui cosa ci arriva? Nulla, perché ha cercato di trasformarsi in un polemista che non ha neanche il mestiere di Mughini o di una Lucarelli. Un parlatore a vanvera che rischia di appiattire ancor di più il mondo musicale, un talento sprecato. Per diventare una rockstar ci vuole cuore e purezza e soprattutto la creatività. Oggi se i cantanti non ci sono più e non sono più presi sul serio la colpa è anche di chi, come Morgan, pur fine conoscitore e studioso della musica, non è capace di scrivere un successo. 

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