Dall’India con furore (artistico)

Massimo Costantini

Non so come la pensiate voi ma considero una vera iattura l’utilizzo improprio dei social media, di Facebook in particolare. Ciononostante devo obiettivamente riconoscere a quest’ultimo il merito di poter mettere in contatto reale (dopo un primo approccio virtuale) persone e realtà assolutamente distanti tra loro, con esiti a volte positivi. È questo il caso del mio incontro con Narrative Movements: un collettivo artistico fondato in India alcuni anni fa dall’artista Bibek Santra, con artisti affiliati in tutto il mondo. 

Con Bibek ci siamo incrociati casualmente proprio su FB, a me piacevano i suoi quadri e la stima era ricambiata. Inaspettatamente un giorno mi scrisse su Messenger: «Hai mai esposto in India? La conosci?». Ero stato a Goa in una vacanza solitaria, come altri visitatori l’impressione che ne avevo avuto era quella di un metaforico calcio nelle palle. Certe scene di estrema miseria, e non solo, mi avevano fatto giurare che non sarei mai più tornato. NM mi fece ricredere, dato che successivamente tornai insieme a loro per due volte. Bibek mi propose un evento insolito insieme ad altri 50 artisti in un posto sperduto a circa 250 km a nord di Calcutta. Se Goa mi era parsa un calcio nelle palle diciamo che per Calcutta il concetto è lo stesso ma sferrato da un gigante forzuto.

Nella prima esperienza il gruppo di 50 artisti, provenienti da 14 nazioni, fui trasportato in un viaggio avventuroso, come solo chi conosce l’India può immaginare, in una scuola immersa nella giungla bengalese. E intendo la vera giungla, con tigri, pitoni e scorpioni giganti. In questa location abbiamo prodotto quadri, sculture, installazioni di land art, performance e altro ancora. A poche centinaia di metri c’era anche un piccolo villaggio dove le condizioni di vita sono rimaste praticamente immutate nel corso degli ultimi... 500? 1000 anni? Non sono un antropologo e non potrei dirlo con certezza, ma certamente antichissime. Anni dopo fui convocato per un altro evento chiamato Bangla Biennale. In questo caso il minuscolo villaggio di Komdhara, sempre a nord di Calcutta, fu letteralmente sconvolto da un monsone artistico «made in NM». Abbiamo invaso il territorio con quadri, street art e installazioni di land art gigantesche. La cosa meravigliosa, elemento comune di entrambe le situazioni, è stato il coinvolgimento degli abitanti di questi piccoli villaggi, soprattutto i bambini, in workshop e seminari artistici di alto livello, oltre all’interazione quotidiana con gli artisti. Il risultato è stato sorprendente: bambini poveri che conoscevano la storia del Bauhaus (e molto altro) messi in condizione di sperimentarne gli insegnamenti basilari disegnando e modellando sculture. Che dire? Esperienze toccanti che mi hanno lasciato un segno profondo. Bangla Biennale ha avuto un seguito enorme, con ventimila visitatori, e avrebbe dovuto essere replicata nel 2021. Purtroppo il Covid ha in qualche modo tagliato le gambe alla meravigliosa idea visionaria di Bibek: portare l’arte e la cultura ovunque (non solo nelle gallerie di tutto il mondo in cui ha peraltro esposto) soprattutto alle nuove generazioni.

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