È stato uno dei fumetti più innovativi, sia come tratto grafico, sia come contenuti. E ancora oggi – a settantacinque anni dalla sua prima apparizione – è indiscutibilmente uno dei più amati, letti (e riletti) da un pubblico di tutte le età. I protagonisti sono un gruppo di bambini e un cane, anche se un po’ particolare. Questi sono i personaggi dei Peanuts (in italiano «noccioline»), una saga di fumetti creata dal disegnatore americano Charles M. Schulz; una striscia che ha attraversato tutti i momenti più importanti della storia occidentale, cambiando con il mutare della società, talvolta persino influenzandola. Entrando sin da subito nella cultura del popolo americano, insediandosi tra le pagine dei giornali fino a farsi conoscere prima anche in Europa e poi ovunque, praticamente in tutto il mondo. È il 1947 quando i Peanuts vedono la luce, ancora molto lontani da come diventeranno famosi. Il giornale che li ospita è il St. Paul Pioneer Press. L’editore offre una chance a Schulz ma bisogna trovare un nome alla serie, così si decide per «Li’l Folks», ossia «personcine». Il prodotto è ancora in fase di gestazione e sperimentazione – soprattutto i caratteri dei personaggi non sono ancora ben definiti - ma tre anni dopo la United Feature Syndicate, azienda leader negli Stati Uniti nelle pubblicazioni di fumetti, decide di appropriarsene e cambia il nome in Peanuts. A Schulz non piace («è ridicolo e non centra nulla con i miei personaggi») ma visto l’entità dell’assegno proposto e l’occasione irripetibile per farsi conoscere al grande pubblico decide di accettarlo. E così dall’ottobre del 1950 in avanti le sue strisce sono pubblicate sui migliori quotidiani americani iniziando una vera e propria ascesa nell’olimpo dei creatori di personaggi di carta. All’epoca i fumetti sono stampati solo su grande formato per permettere disegni elaborati e dettagliati. La serie dei Peanuts è invece proposta con un formato piccolo, pensato in modo tale da impaginare le vignette anche in verticale per farle stare in una singola colonna del quotidiano. Schulz riesce a trarre vantaggio da questa restrizione di spazio, sviluppando un segno sintetico e uno stile scarno e povero di dettagli, esaltando così l’essenza di tutti i soggetti. È la sua forza espressiva che rende la serie inimitabile, tanto che i Peanuts resta ancora oggi una delle serie più popolari di tutti i tempi. Un enorme successo che nessuno a quel tempo, pur scommettendo sulle grandi capacità dell’autore, avrebbe mai potuto immaginare un risultato di tale portata. I protagonisti sono bambini che frequentano le elementari - i «grandi» non compaiono mai – che spesso pensano e agiscono da adulti, riflettendone le nevrosi. Tra di loro c’è poi un cane che pensa, cammina a due zampe, scrive, cucina, gioca come interbase nella squadra di baseball e, soprattutto, immagina e sogna continuamente… Attraverso i Peanuts Schulz ricorda che le paure e le insicurezze infantili non sono molto differenti da quelle degli adulti. Ha disegnato ininterrottamente la striscia per cinquant’anni anni, senza avvalersi di assistenti, nemmeno per i testi e la colorazione: un caso raro di dedizione al lavoro, ma anche di originalità e autenticità di stile. Questo fino al novembre del 1999 quando, a settantasette anni, è colpito da un ictus e, pochi giorni, dopo gli viene diagnosticato un cancro. Così il 13 febbraio del 2000 annuncia il suo ritiro proprio. E per farlo si affida a una striscia dove si vede Charlie Brown rispondere al telefono, ma è Snoopy che vogliono dall’altra parte della cornetta. Il «ragazzo dalla testa rotonda» dice che il cane più famoso – e umano – della storia dei fumetti non c’è: «No, I think he’s writing», risponde Charlie Brown, credo stia scrivendo. E infatti nella striscia successiva si vede Snoopy sul tetto della propria cuccia intento a battere sui tasti della sua macchina da scrivere. Sul foglio bianco si legge: «Cari amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi cinquant'anni. È stata la realizzazione del sogno che avevo fin da bambino. Purtroppo, però, ora non sono più in grado di mantenere di farlo. Sono per la meravigliosa amicizia e l’affetto espressi dai lettori in tutti questi anni. Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy... non potrò mai dimenticarli...». Questa l’ultima striscia di Charlie Schulz, morto esattamente il giorno prima, all’età di settantasette anni, il 12 febbraio 2000. E i Peanuts sono scomparsi con lui. Schulz, infatti, ha scritto nel suo testamento che i suoi personaggi rimanessero genuini e che non si disegnassero nuove strisce basate sulle sue creature da nessun altro. Il Times, il giorno dopo la sua morte, pubblica un necrologio che termina con queste parole: «Charles Schulz lascia una moglie, due figli, tre figlie e un piccolo bambino dalla testa rotonda con uno straordinario cane».
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