Arts & Gender, l’identità di genere spiegata da Marla

Chiara Di Niccolo

Giulia Rossi (in arte Marla) è una persona non-binary, attivista e appassionata d’arte. L’abbiamo intervistat* per parlarci di Arts & Gender: il suo blog dedicato all’arte e alla sensibilizzazione sulle tematiche legate all’identità di genere (o gender).

Marla è laureat* in valorizzazione del bene culturale all’accademia di belle arti di Brera; ed è proprio qui, durante il corso di web design, che nasce Arts & Gender. Il progetto d’esame consisteva nella creazione di un blog tematico dove, per via degli argomenti trattati, Marla ha preferito dare priorità al contenuto piuttosto che alla progettazione grafica, che risalta già nelle opere proposte.

Arts & Gender, infatti, non si pone come galleria digitale, ma piuttosto come piccola enciclopedia per approcciarsi, attraverso l’arte, al mondo del gender. Oltre agli articoli, il blog contiene una sezione di glossario dove vengono dettagliatamente spiegati i termini spesso estranei a chi non fa parte della comunità, e che puoi trovare anche in fondo all’articolo.

Abbiamo sentito di tutto, da parte dell’opinione pubblica, su un argomento delicato come l’identità di genere. “Una nuova idea della lobby gay”; un “ideologia pericolosa, perché astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere se e quando essere uomo o donna”.

Marla trova nell’arte il mezzo perfetto per smontare questi miti ed educare il pubblico. È un linguaggio comprensibile e d’impatto: riesce a dimostrare che la riflessione sulla propria identità, che porta al riconoscimento o meno nel proprio sesso biologico, non è per niente un fenomeno contemporaneo e, tantomeno, riducibile a decisioni spontanee.

Arts & Gender racconta l’identità di genere attraverso le storie e le opere di artist* transgender, non-binary, ma anche cisgender. Questo perchè la riflessione sull’identità è una fase che caratterizza l’esperienza di ogni individuo, ed è importante non dare nulla per scontato, al fine di raggiungere una maggior consapevolezza non solo della propria soggettività, ma anche del proprio privilegio.

Pixy Liao è una fotografa giapponese che si identifica nel suo sesso biologico, ma nella sua serie “Experimental Relationship” ribalta i ruoli di genere che la società è abituata ad associare alle coppie etero. Qui non ci sono livelli interpretativi complessi: l’intenzione di annullamento dello stereotipo arriva subito al pubblico.

I cliché vedono l’uomo forte, che protegge e domina, mentre la donna è sottomessa, debole e condizionata dalla sua emotività. Negli scatti di Pixy Liao è invece l’uomo ad essere più piccolo, e in posizioni o atteggiamenti che vengono di solito associati alla sfera femminile.

Oltre al binomio uomo-donna: eredità del nostro retaggio culturale, esistono e vengono riconosciuti altri generi, e ciò non si riduce a un fenomeno contemporaneo. 

Il fotografo messicano Nelson Morales parla di diversità sessuali e di genere nella comunità dei Muxe, di cui fa parte. Sono considerati il terzo genere del Messico e percepiti come entrambi i generi contemporaneamente. La società li include e li accetta dai tempi precolombiani della civiltà degli Zapotechi di Oaxaca, città natale dell’artista. 

La fotografia, come dichiara Marla, è tra le forme d’arte più efficaci per rappresentare una realtà ad occhi meno esperti, perché fortemente d’impatto e simbolica. Arts & Gender include, però, diverse modalità espressive e livelli di complessità; tutte le arti si trovano in una sezione dedicata.

Al fine di una sensibilizzazione su questo argomento, Marla ricorda l’importanza dell’arte queer auto-rappresentativa. Seppur non sia sbagliato rappresentare dall’esterno queste persone nella loro diversità, è fondamentale permettere loro di raccontarsi e rappresentarsi. È molto facile, altrimenti, ricadere in uno stereotipo creando solo una caricatura della persona e dell’esperienza trans, spesso oggettificata e sessualizzata.

Un esempio molto rappresentativo sono l’arte performativa e la miniserie di Zackary Drucker: donna transgender che, di conseguenza, ha dovuto aspettare molto tempo prima di essere riconosciuta e accettata dalla società per quello che è. La forza dell’autorappresentazione sta nell’efficacia che ha sia per chi è estraneo alla transizione di genere, sia per chi sta vivendo la stessa esperienza.

L’artista si fa portavoce di un disagio dettato proprio dall’assenza di rappresentazione e conoscenza; un disagio che non è solo interiore e astratto, ma è lampante e oggettivo in una società che fa ancora molta fatica a comprenderl*.

L’ignoranza, d’altronde, sta alla base di ogni discriminazione; ed è effettivamente difficile immedesimarsi in una realtà così lontana dalla nostra sfera personale.

Secondo Marla le graphic novel di Yole Signorelli, in arte Fumetti Brutti, aiutano moltissimo un individuo cisgender ad avvicinarsi all’esperienza delle persone trans. Yole racconta la sua esperienza in una generazione che ha visto i propri sogni sgretolarsi, ma che ha conquistato una libertà mai concessa prima. 

Con il suo tratto semplice e la sua ironia incisiva, porta il lettore a conoscere la realtà e la dimensione emotiva dietro alla disforia di genere, e ad empatizzare non solo con l’artista, ma anche con tutta la comunità trans.

Il punto di forza di queste opere, oltre alla sensibilizzazione, è la capacità che hanno di portare anche il fruitore a riflettere sulla propria identità. Marla, ad esempio, ci racconta del valore che hanno avuto per lei le opere di Lissa Riviera, che racconta attraverso i suoi scatti un’esperienza simile alla sua.

Lo scopo di Arts & Gender è quindi sì, sensibilizzare un pubblico poco esperto, ma anche portare il lettore ad una riflessione più profonda, che vada oltre il limite dei ruoli di genere imposti dalla società.

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