Quando l'arte diventa ambiente

Chiara Di Niccolo

La natura è la prima musa ispiratrice dell’arte: dall’alba dei tempi l’uomo rappresenta sé stesso in interazione con gli elementi naturali. Già nelle pitture rupestri vediamo umano e naturale rappresentati in armoniose danze e momenti di vita quotidiana. La mostra a cielo aperto di Arte Sella in Trentino (info artesella.it) va ben oltre questa rappresentazione: diventa esperienza. La natura si intreccia alla dimensione umana e artistica, in un percorso di arte ambientale dall’atmosfera fiabesca. L’arte ambientale (o land art) abbraccia diverse tecniche e dimensioni: tutte espressioni che identificano nel paesaggio un elemento artistico imprescindibile dall’opera stessa; che non esisterebbe senza il contesto naturale in cui è inserita.
Questa particolarità rende l’arte ambientale unica rispetto alle altre correnti artistiche, che si prestano invece alla mercificazione dell’opera. Quelle di land art, non si possono spostare o vendere: rimangono sempre associate al sito di installazione; nella loro creazione, fruizione, ed eventuale scomparsa.

Arte Sella è dedicato interamente a questo movimento ed è proprio la caratteristica che rende unica questa galleria a cielo aperto. Si trova nell’omonima valle in Trentino e, più precisamente, nel giardino di Villa Strobele e nell'area di Malga Costa. Offre sculture realizzate con materiali naturali e non, cattedrali di rami, tunnel di legno e tantissime altre opere con cui interagire come non potremmo mai fare in un museo. Le due zone della mostra – aperte ogni giorno dalle 10 alle 17 - sono poco distanti tra loro, il tempo di visita va da un’ora e mezza a due ore e, a fare da sfondo, le prealpi vicentine. Arte Sella è un’associazione che nasce nel 1986 con lo scopo di stabilire uno stretto contatto tra arte contemporanea e natura. Da allora più di trecento artisti vi hanno collaborato dando vita a tre percorsi espositivi che ospitano meravigliose opere d’arte in linea con i questi principi: l’artista non è protagonista assoluto dell’opera d’arte, ma accetta che sia la natura a completare il proprio lavoro; la natura va difesa in quanto scrigno della memoria; la natura non viene più solo protetta, ma interpretata anche nella sua assenza: cambia quindi il rapporto con l’ecologia. 

Fortemente collegate al “qui ed ora” e costruite privilegiando materiali naturali, le opere - realizzate con materiali naturali che il parco offre o con componenti non dannosi per l’ambiente - sono infatti immerse nella vegetazione, risaltano nel paesaggio per far poi ritorno alla natura: perciò l’Arte Sella visitata anni prima è completamente diversa dall’esposizione degli anni successivi. Si possono contemplare a 360 gradi e, per quelle che lo permettono (come nel caso di gallerie realizzate con i rami) è possibile attraversarle, per sentirsi un tutt'uno con la natura e con l’opera stessa. 

Segnaliamo tre installazioni che ci hanno colpito di più. La prima è Forest Byoubu dell’architetto Atsushi Kitagawara, un paravento giapponese realizzato con dei paletti intrecciati e incastrati tra loro, risultando in un pannello armoniosamente assemblato nella sua complessità. C’è poi Echo, dell’artista Will Beckers, che lui stesso afferma di voler associare il ritorno dell’eco alla risposta di creazione della natura di fronte all’azione distruttiva umana. L’intento è quello di rappresentare il ciclo di morte e rinascita: il processo evolutivo nella sua origine, decadimento e ritorno alla vita. L’ultima è 0121-1110=115075 di Jaehyo Lee. Quello che più ci colpisce di quest’opera è la totale assenza di spiegazioni da parte dell’artista riguardo sia il titolo sia il suo significato. Ciò intriga e, allo stesso tempo, lascia scoraggiati gli appassionati che vorrebbero sapere cosa si nasconda dietro a quei numeri. Questo è un comportamento ricorrente in tutte le opere di Jaehyo Lee, a cui si può dare un’occhiata nella galleria del suo sito web.

Dalle installazioni costantemente esposte a deterioramento e maltempo risalta l’importanza dell’elemento temporale nelle opere di eco-arte: è necessario godersele appieno nel momento, perché qualche ora dopo un temporale potrebbe farla scomparire. Ma si coglie anche il valore spirituale del binomio uomo-natura perché, a pensarci bene, la decadenza dell’opera nel corso degli anni è perfetta analogia dell’esperienza umana.

Vivendo appieno questo percorso, ci mettiamo sullo stesso piano della Natura, cessando per un attimo di considerarci entità separate e identificandoci nell’opera d’arte, nel “qui e ora ”. Il fattore tempo è fondamentale e, in questo caso, interviene sull’opera: essa muta, viene distrutta e riportata alla natura, da dove si è originata.ù

Queste opere non esisterebbero senza il contesto in cui sono collocate: qui si evince la forte relazione tra i due. Citando il critico Germano Celant: l’arte crea uno spazio ambientale, nella stessa misura in cui l’ambiente crea l’arte.

 

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